“Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu guarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare dentro di te...” (Nietzsche, Al di là del bene e del male). Ci sono testi che si spalmano sulla pelle come la melma, quasi a plasmarsi sulle proprie fattezze. Ti penetrano quasi nei pori e la loro essenza ti arriva lentamente, ma così in profondità da non abbandonarti più. Nell’immediatezza del racconto breve, Orlando Codecà non tralascia i dettagli e scrive, sembrerebbe quasi di getto, di incubi o forse visioni – chi può dirlo – di un’umanità ai confini... ma un confine molto vicino alla nostra prossimità.
Orlando Codecà, esordiente scrittore ventisettenne, attualmente vive a Urbino, dove studia alla locale università. Nasce in una famiglia “piccolo borghese”, dove vive un’infanzia felice coccolato dalle amorevoli cure materne. A sei/sette anni una maestra gli chiese cosa volesse fare da grande: non il poliziotto il pompiere o l’astronauta... “Maestra, voglio fare il poeta” rispose. Passato per un’adolescenza difficile, segnata dalla morte del suo primo amore, macchiata dalle droghe e dal bere, insofferente alla disciplina paterna, si diploma, con due anni di ritardo, abbracciando ormai completamente la subcultura punk. Allo stesso tempo comincia i primi esperimenti letterari, in prosa e poesia. Approda a Bologna, dove abbandona presto la carriera accademica per dedicarsi all’edonismo sfrenato, via che lo porterà a vivere le più disparate esperienze, vagabondando per Italia ed Europa. Fin da bambino manifesta forte sensibilità e talento artistico, quindicenne si appassiona alla letteratura moderna americana e russa, per passare poi allo studio della filosofia classica e kantiana. A sedici anni rimane folgorato dalla poesia, cominciando a elaborare opere in un genere viscerale e innovativo, percorso che lo porterà alla narrativa, dove continua a sviluppare composizioni letterarie nella sua personale “forma estetica”.