Europa Edizioni

«Non conosciamo niente al di fuori di noi. Non i granelli cavi degli scogli, non le pianure illuminate di granito, né la terra rossa come gli occhi spiritati di un minatore lontano.
Se mai avrò bambini, li porterò sul mare, al vento, prima che inizino a parlare, per lasciare che imparino a contemplare ciò che è indiscutibilmente e palesemente vivo. Se poi le parole esprimono il nostro limitato, evanescente mondo, non sono nulla. Guardate come si disperdono le onde, in barlumi di vapore nell’azzurro, e il loro furioso battersi in armonia per poi penetrare nella roccia e uscire dai fori marmorei. Lasciate che la contemplazione vi insegni, cercandola nei momenti di insonnia tormentata, quando l’automa si placa e si risveglia l’uomo, quando ogni consapevolezza appare insostenibile. Mangiate schizzi e parole non dette, rigettatele delicatamente fuori dove e con chi più preferite. Questa bellezza è passione, ma non cieca e carnale, bellezza di corpi ingannati, ma gioco di versi e voci, e perciò semplice desiderio del tutto.
Di significati, poi, se ne possono trovare pressoché infiniti: i più confortanti potrebbero risiedere nella fissità o nell’astrazione, nel cumulo di concetti di cui nutrirsi in solitudine; ma l’uomo, effimero in funzione della propria stessa natura, si slancia con maggiore intensità verso ciò che a lui è più simile: il mutevole, il tangibile, il vivo» (nota dell’autrice).